Visita del Museo del Tesoro

La visita al Museo del Tesoro della cattedrale di Aosta inizia nella navata laterale con la grande tela, dipinta da Ambrogio de’ Bellazzi da Vigevano nel terzo decennio del XVI secolo, che raffigura le storie di san Grato, vescovo di Aosta nel V secolo e patrono della diocesi. Una serie di significativi frammenti lapidei di epoca romanica e gotica precedono l’inizio del percorso di visita all’interno del deambulatorio, che si apre con due capolavori d’arte antica, un cammeo romano del I secolo d.C. e il prezioso dittico in avorio del 406 d.C. raffigurante l’imperatore Onorio.
Il panorama della scultura dei secoli XIII-XIV secolo è testimoniato dal gisant marmoreo del vescovo Emerico di Quart, da una serie di statue lignee provenienti da altre chiese valdostane e dal paliotto della cattedrale del 1280 circa, che nel concitato affollarsi di personaggi illustra i momenti importanti della straordinaria vicenda di Cristo dall’Incarnazione fino al Giudizio Ultimo.

Alcuni manufatti d’oreficeria limosina del XIII secolo sono esposti accanto al prezioso braccio reliquiario di san Grato, risalente al 1220 circa Suppellettili processionali per eccellenza, sono poi presentate in successione quattro croci astili, tra cui quella antichissima della cattedrale con decoro a filigrane e quella con i bracci in vetro e il nodo in diaspro rosso, verosimilmente appartenente all’antico convento aostano di san Francesco. Al centro del deambulatorio, accanto ai solenni busti reliquiari dei santi Grato e Giocondo e alla testa di San Giovanni Battista giacciono i gisants lapidei dei membri dell’illustre famiglia degli Challant e quello del vescovo Oger Moriset, realizzati dallo scultore Stefano Mossettaz nei primi decenni del Quattrocento.

Poco oltre la grande cassa reliquiario di San Grato, realizzata dagli orafi Guglielmo di Locana e Jean de Malines e terminata nel 1458, è vegliata dall’alto da statue lignee di santi, databili al XV secolo, e dal grande crocifisso che per più di cinquecento anni (1449-1980) è restato sotto l’arco onorario di Augusto all’ingresso della città di Aosta (oggi sostituito da una copia).

Al momento di passaggio tra il XV e XVI secolo risalgono invece piccole sculture e dipinti che testimoniano la diffusione in Valle d’Aosta di opere di ambito fiammingo e svizzero-tedesco.

I ritratti dei due artisti, Jean Vion e Jean de Chetro, che realizzarono intorno al 1469 gli stalli del coro della cattedrale concludono la sezione medievale allestita nel deambulatorio. Si accede quindi nella cappella delle reliquie dove una serie di vetrine custodiscono oreficerie sacre di epoca barocca tra cui lo straordinario bastone dell’arcidiacono René Ribitel e la grande cassa di san Giocondo del 1615. Una raffinata statuetta della Vergine Immacolata in alabastro della metà del Settecento si affianca al monumentale ostensorio raggiato ottocentesco.

La funzione originaria della cappella, destinata alla venerazione, all’adorazione e alla preghiera dinanzi alle reliquie è evocata dalla teoria di busti reliquiari in metallo e in legno scolpito policromo, posti nelle ultime vetrine al termine del museo. Tra questi risaltano per la ricercatezza delle soluzioni formali i due preziosi busti raffiguranti il santo ginevrino Francesco di Sales e il doctor magnificus Anselmo

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